martedì 17 gennaio 2012

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6 commenti:

carlocuppini@gmail.com ha detto...

ribadisco: mi piace molto questa mania di mettere in forma esatta e geometrica e cadenzata materiale eterogeneo, discorsi avulsi, irrelati e infiniti, parcellizzare il realismo facendone mosaico visivo, disattivato nel suo logos (dimostratosi peraltro folle e inutile, come già ai tempi del primo dadaismo), ma anche volontaristicamente confutato e scassato logicamente all'interno del suo stesso logos (non è più tempo di ingenui dadaismi). sei pazzo, se posso permettermi: per questo la poesia e il mondo hanno bisogno di te. dacci sotto!

tojo ha detto...

ti ringrazio, davvero. è l'unico realismo che sento praticabile quello smembrato e rivoltato contro se stesso o, meglio, quello che utilizza, smembrandolo, il discorso del potere per gettarlo contro il potere stesso. non che mi faccia illusioni di una qualche utilità, di un qualche risultato. ma.
grazie ancora

carlocuppini@gmail.com ha detto...

"L'avanguardia è stata l'unico realismo del Novecento" E. Sanguineti. E noi che faremo (che facciamo) nel Duemila? Mica ci rimetteremo a raccontare storielle di amori tormentati da leggere coi piedi vicino al camino!

tojo ha detto...

non io..mica me la posso permettere una casa col camino :)
(ma il mio scoglio è la possibilità di superare -che odioso termine hegeliano- il montaggio..per quanto ami questa tecnica, questo insieme di tecniche, vorrei provare dell'altro..ma non ora)

carlocuppini@gmail.com ha detto...

il superamento del montaggio... problema cruciale, esiziale. è forse il più importante lascito del 900 (vedi sempre librettino intervista di E.S. "sanguineti/900", tra le molte altre cose). le arti figurative sono molto più avanti e meno compromesse con la coazione all'imbecillità (anche se assai più compromesse con i salotti dei miliardari) e potrebbero dare spunti interessanti, dal post-informale in poi. scuola romana, arte povera, transavanguardia e sparse aporie contemporanee. forse è impossibile prescindere dal montaggio, dato che la sintassi stessa, in quanto tale, è montaggio, così come ogni articolazione all'interno di ogni genere di linguaggio. non esiste continuum di senso-logos, a quanto pare (per fortuna). tutto sta nel come si vuole intendere (e armeggiare con) questo "dis-continuum", come e cosa cercare di rintracciare in esso, come perché e per quanto tempo continuare ad agitarsi in esso, a che pro. credo che nel dare risposte diverse a queste domande - diverse perché rispondenti all'oggi - si profilino strade "spontaneamente" nuove. a tutto questo però andrebbe aggiunto anche un pizzico di "L'angelo necessario" di Cacciari, secondo me, perché il tutto non rischi di risultare troppo "limpido". e molte altre cose ancora. dal neoplatonismo fiorentino del 2-3-400 (perché la grande vittoria del sistema capitalistic-controriformato è avere rimosso il problema/culto della morte, sostituendolo dalla narrazione della morte) al vecchio Adorno del "dopo aushwitz non è più possibile un'arte serena" (e oggi che aushwitz è ovunque?)

tojo ha detto...

"Tutti i gruppi di artisti sono finiti in banca, cavalcando differenti comete." scriveva Tzara. E Sanguineti analizza bene le due facce della medaglia: il mercato e il museo. Per questo la ricerca della novità ad ogni costo (che non è mai la novità per la novità, per carità!) è una questione che cerco di togliere dai miei orizzonti, ma puntualmente si ripresenta. Una sorta di timore reverenziale verso l'Altro, qualcosa del genere. E mi rinfranca spesso quello che noti del linguaggio, che è costitutivamente, necessariamente, montaggio: che noi abbiamo dei materiali con i quali ci scontriamo e che con-poniamo. né generato né creato è il verso: è con-posto. Non generato: non è un parto o, per lo meno, io come maschio non ho alcun diritto di reputarlo tale. Non creato: non sorto dal nulla, ché per creare occorre annichilire l'Altro (non parlo di "creare concetti", quella è tutt'altra storia..).
Comporre affastellare frammentare (hysteron proteron) ancòra e àncora, di nuovo in nuovo..
Proprio oggi che Auschwitz è ovunque, smontare e disarticolare e ritorcere i discorsi del potere, i suoi ingranaggi, i vari segmenti di cui si compone..a questo può servire, anche se siamo noi gli ingranaggi, anche se "non si sfugge alla macchina". E' anche questa consapevolezza che ci impedisce di essere ingenui (e non sai quanto invece lo sia, ingenuo).
(non parlo di angeli. per ignoranza e pure perché la parola rientra tra i miei tabù, ma ti chiedo: parlane).