
giovedì 20 dicembre 2007
giovedì 13 dicembre 2007
11 dicembre 2007 h. 13.27-13.37
l’orologio del cellulare fa i 37 quindi dovremmo essere giusti visto che è 10 avanti. quello del timbratore farà i 26 quello al muro i 28. il computer 27. tutti altrove, qualche metro e qualche muro più in là. nell’andito che contiene la scrivania a cui ero sarò seduto a farmi somministrare lavoro. io in pausa pranzo panino roll break al crudo chinò la stanza è un cubo giallastro vuoto, pavimento di schifoso marmo grigio sala rianimazione la chiamano quattro macchine. finisco il chinotto e mi piglio un caffè bistot 31 centesimi appoggiato al questo alto tavolino tondo. alcune impiegate parlano di thai-chi ci saranno 25° fuori 3 dicono entrano i capi area escono le impiegate. io sono esternalizzato. i due capi area parlano di latte appena munto da bollire, aneddoti dalla loro infanzia li osservo con la faccia di uno a cui la cosa non interessa minimamente, lo sento nei muscoli facciali finto sorriso tirato. non che quelli mi abbiano interpellato o cosa. se ne vanno [loro io] rimango. [solo uno scheggia di un’esplosione capitalistica della scrittura del lavoro ecc. una scrittura che si dice nuova e poi lustra le scarpe alle tre unità aristoteliche – ma se il linguaggio è reale niente può ritenersi più realistico di altro – che è GIÀ entrato in banca cavalcando comete] ma poi il caldo è troppo qui dentro mi decido a pigiare 12 per un espresso attendo il bip estraggo la chiavetta sollevo la mascherina di plastica e prendo il bicchiere. di plastica ovvio. me ne esco per tornare a corvè sorseggiando questo pastoso caffè. sperando di non cagarmi addosso.
tra parentesi quadre: parti da tagliare ma alle quali sono ancora affezionato..