mercoledì 22 gennaio 2014

sbrigativa nota sull'epigonismo (spunti per una difesa futura)

- il termine epigono viene usato per lo più con l'accezione svilente di imitatore
- l'accusa di epigonismo investe spesso chi utilizza mezzi già dati, specialmente nel caso di chi ricerca una scrittura (questo il campo d'indagine) non lineare, nel solco delle sedimentate avanguardie (storiche e neo)
- le avanguardie si sono ormai costituite in tradizione, fornendo mezzi poetici ancora fruttiferi (il termine avanguardia rimanda, comunque e purtroppo, a militarismo e teleologia)
- verrebbe in mente a qualcuno di dare dell'epigono di Giacomo da Lentini a un qualunque sonettaro?
- essere ritenuto un imitatore è essere tacciato di essere minore rispetto a una auctoritas letteraria
- in realtà, il termine epigono indica semplicemente la condizione fattuale di chi è "nato dopo", in circostanze storiche date e mutate
- ma chi impone il significato di imitatore a chi è semplicemente"nato dopo", se non l'auctoritas stessa di chi ha avuto il caso di nascere prima? cioè chi occupa una consolidata posizione di potere?
- essere minori è piuttosto un farsi minori rispetto a detta auctoritas, un defilarsi, uno scansare gerarchie e rapporti di forza da essa imposti
- l'accusa di epigonismo non è forse un tentativo di edipizzare (o ri-edipizzare, di continuo), così da controllarlo e catturarlo, il rapporto che i "nati dopo" hanno con una qualsiasi tradizione (da usare, distruggere e/o continuare)?
- ma il rapporto con ciò che è stato non è un rapporto di filiazione diretta, un rapporto con papà-mammà (non ha a che fare con un'uccisione, ha a che fare con un tradimento/traduzione), è una tensione di produzione/resistenza (anche in questo tempo in cui l'inconscio, piuttosto che funzionare come una fabbrica, sembra funzionare come un call-center)
- infine, stando al mito, sono gli epigoni che espugnano Tebe, non i sette

Nessun commento: